Quando si manifestano frequenti attacchi di vertigine, capogiri e problemi di udito, la possibile diagnosi potrebbe essere quella della labirintite: una condizione fastidiosa e talvolta invalidante causata dall’infiammazione dell’orecchio interno, una sezione cruciale sia per le capacità uditive che per il nostro senso di equilibrio. Nello specifico, la parte coinvolta si chiama appunto labirinto: si tratta della sezione più interna dell’orecchio che contiene coclea e sistema vestibolare, due “settori” fondamentali, appunto, per udito ed equilibrio.

La labirintite è una condizione conosciuta anche con la definizione di “otite interna”, Altri sintomi possono essere la presenza di acufene, dolori alle orecchie, nausea, vomito, sensazione di pressione e talvolta anche fuoriuscita di pus.

Quali sono le cause?

La labirintite è causata prevalentemente un’infezione di tipo virale, ma può essere anche la conseguenza di un’infezione  batterica. Altri possibili fattori di rischio possono essere traumi alla testa, reazioni a farmaci, lesioni vascolari, stress e altre contingenze mediche. In alcuni casi possono essere la manifestazione di patologie che coinvolgono il sistema nervoso. 

Diagnosi

Trattandosi di una condizione multifattoriale, per diagnosticare la labirintite è necessario eseguire degli esami strumentali a più livelli tra cui risonanza magnetica, tomografia, test di coltura batterica e il cosiddetto “test della fistola” che consiste in una pressione sul trago, una parte interna dell’orecchio interno visibile e toccabile dall’esterno.

Ovviamente, soltanto uno specialista è in grado di eseguire una corretta valutazione e attestare l’eventuale presenza della patologia.

Trattamenti

Il trattamento dipende chiaramente dall’origine della patologia e dal singolo caso clinico. Di solito, la labirintite viene trattata utilizzando una combinazione di accorgimenti suggeriti dal proprio medico di riferimento e l’assunzione farmaci

In linea generale, la riabilitazione può prevedere la somministrazione di antibiotici e anti-emetici (per ridurre la nausea), ma anche quella di farmaci dall’azione più invasiva fino ad interventi chirurgici nei casi più estremi.

Anche la durata del trattamento è variabile. In alcune situazioni l’infezione tende a regredire spontaneamente, altre volte invece il percorso di riabilitazione può prevedere diversi mesi.

L’importante è, come detto in precedenza, seguire i consigli di un medico specialista.

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